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APR 2012
Nei giorni scorsi è stata organizzata una visita guidata, con incontro con il progettista Arch. Paolo Desideri, al nuovo Teatro dell’opera di Firenze.
E’ sicuramente un bella opera di architettura contemporanea.
Anzi, come il progettista Paolo Desideri ha lungamente descritto, è un pezzo di città.
L’edifico è enorme. Molto di più di quanto si veda dall’esterno.
Magnifici spazi aperti, sui tetti dei due teatri sottostanti, offrono visuali del tutto nuove di Firenze. Nuove e magnifiche! La cupola che spunta dai tetti, le Cascine che lambiscono l’edificio. Le colline tutte intorno.
E poi giardini (che si faranno), labirinti di pietra, un magnifico teatro all’aperto.
Oggi questi spazi erano vivi, come l’architetto li ha pensati. Centinaia di architetti e studenti di architettura, su organizzazione delle università americane a Firenze (!!) si sono trovati a passeggiare in questi luoghi.
Gente a rendere vivi questi bellissimi spazi, che per ora, purtroppo, non sono ancora a disposizione della cittadinanza, poiche i lavori non sono ancora del tutto ultimati.
Poi si entra.
Foyer del teatro un po’ freddo. Alto, vetrato. Dorato. Comunque bello; scenografico.
Poi l’ultimo passaggio verso la sala grande, quella già ultimata.
Bellissima!
La forma è affascinante. I materiali naturali, caldi e accoglienti.
L’acustica della sala, dicono sia perfetta.
Molto interessante l’uso di un materiale povero, che però qua assume una valenza del tutto nuova e sorprendente. L’architetto Desideri utilizza una semplice rete metallica per la finitura delle pareti.
Questo materiale permeabile al suono, consente di correggere i riverberi e le rifrazioni dei suoni nella sala, nascondendovi alle spalle pannelli di correzione acustica. Al contempo, questo materiale definisce le pareti della sala creando un magnifico effetto di riflessioni delle luci.
Una menzione và sicuramente all’uso dei materiali: tutti gli esterni sono realizzati in una pietra sintetica, che definisce l’immagine del teatro.
L’immagine è sicuramente bella.
L’uso di pietra naturale avrebbe però conferito un carattere di solidità, che il surrogato non riesce purtroppo però a dare.
La possibilità però, forse per la prima volta nella nostra città, di poter vivere una nuova e importantissima opera di architettura contemporanea, ci farà sopportare questi compromessi che i tempi di ristrettezze che stimano vivendo ci impongono!